Alla faccia dei sondaggisti e dei commentatori. Le elezioni in Francia sono state una sorpresa. Anzi tre.
La prima: l’UMP di Nicolas Sarkozy ha vinto la battaglia, anche in maniera sostanziale se si contano i partiti “senza etichetta” vicini alla destra. Per l’ex presidente che si è impegnato molto per riconquistare gli elettori sedotti dal Front National è un successo eclatante che potrà sfoggiare il giorno del battesimo del “nuovo” primo partito di Francia che si appresta a costituire. La « droitisation » del suo ultimo discorso – sul velo all’Università e sulle mense scolastiche- ha prodotto i suoi effetti. Una lezione su cui i suoi compagni di partito – e gli avversari- dovranno riflettere.
La seconda sorpresa è stata la sinistra, in particolare la sinistra della sinistra, che ha dimostrato un pò più di resistenza del previsto. Il partito socialista ha preso una severa batosta – qualsiasi cosa dicano i suoi responsabili- ma non è affondato. E il premier Manuel Valls potrà rivendicare la sua scelta- corretta- di incentrare la campagna elettorale contro il FN, anche se il suo partito perderà al secondo turno.
La terza sorpresa: il FN è radicato ad un livello profondo (soprattutto perchè è stata un’elezione dove i candidati spesso non avevano alcuna presenza locale), ma ha perso il suo prezioso stato di primo partito. Per Marine Le Pen è un brutto segnale. In sostanza: due blocchi equivalenti, la destra e la sinistra, nettamente dominanti ma divisi (la sinistra un pò più profondamente della destra); un terzo blocco, il FN, minoritario, ma unito. Nella nuova Francia tripartita che si profila, i giochi sono lontano dall’essere decisi.
credit: Le Figarò
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