MARGARET

Margaret non era più “la Thatcher” da molti anni. Da quando la demenza senile aveva cominciato a  divorarla. Se vogliamo segnare una data è il 26 giugno del 2003 : il giorno della morte del marito,  compagno e confidente di tutta una vita. Sir Denis Thatcher  muore di cancro al pancreas e da allora la Lady di ferro si chiude sempre più nel suo isolamento. Lontano dal mondo che aveva percorso a passo di carica, con un’energia vitale che sembrava inestinguibile. Per undici anni al potere , ha guidato i Conservatori a tre vittorie elettorali e governato dal 1979 al 1990: il più lungo periodo in carica per un primo ministro dagli inizi del 1900.

Biografie, film, cronache, canzoni raccontano nei dettagli la vita di una donna fuori dal comune che amava il padre e smise di parlare con la madre a 15 anni perché, disse una volta, “lei stava sempre in casa”.  L’amicizia con Reagan, l’odio per il comunismo e l’apertura a Gorbachev  (“con quello io ci voglio fare affari”) la guerra all’Argentina per le sperdute Falkland con cui risvegliò l’orgoglio nazionale, il lungo e durissimo braccio di ferro con i sindacati dei minatori (oggi è un grande giorno per i minatori, ha commentato la morte della Thatcher il 70enne ex capo dei sindacalisti), la sfida con l’IRA che tentò di ucciderla con una bomba al Grand Hotel di Brighton nell’84.  Le contestate politiche  economiche liberiste, il thatcherismo che diventò dottrina,  la  parola “privatizzazione”  che divenne di uso comune in molti Stati. L’avversione per l’Unione Europea  e il rifiuto totale della moneta unica le attirarono  molte critiche ( anche se oggi forse ne attirerebbe meno). Schietta e tagliente, si esprimeva con modi spicci, maschili. Ha sempre detto che non avrebbe cambiato le sue politiche per compiacere l’opinione pubblica e così è stato. Amava argomentare, dibattere. “Non mi aspetto che le persone stiano tutte lì sedute, d’accordo con me, non è il loro compito” . Odiava ogni forma di estremismo, ma allo stesso tempo diceva  che “non si ottiene niente senza fare un po’ di casino”.

Un primo segnale che stava perdendo aderenza con la realtà fu quando la Thatcher, a lungo simpatizzante con il regime di apartheid in Sud Africa, definì Nelson Mandela un terrorista.  Ma quando l’economia britannica guarì dalla severa recessione grazie alle durissime cure  che aveva inflitto alla Nazione,  Margaret sembrò invincibile. Non lo era. Chi le è stato vicino fino all’ultimo non ha dubbi: la Lady di ferro si è lasciata morire, la depressione l’ha afferrata senza darle più respiro e l’Alzheimer, come per l’amico Reagan, ha trovato la strada spianata. “Casa è il posto dove vai quando non hai nient’altro di meglio da fare” diceva.

Tra le tante foto pubblicate oggi, questa del ilPost.it è senza dubbio quella che la rappresenta di più.

THATCHER TANK

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