Gerusalemme, 13-1-2006 . Il mio ricordo dell’ultimo dei 9 giorni passati davanti all’ospedale Hadassah dove Sharon era ricoverato dopo l’ictus.
Arik è ancora addormentato. Non ha aperto gli occhi. Ma attorno al suo letto, dietro quelle 3 persiane abbassate nella sala della terapia intensiva, medici e parenti oggi hanno esultato. Perché per la prima volta da quando è stato colpito dall’ictus Sharon ha respirato da solo. Ha anche reagito a uno stimolo doloroso, ha mosso la gamba e il braccio destro. Per i medici sono segnali positivi, vuol dire che il cervello lavora, anche se le condizioni del premier israeliano restano critiche. Sharon non è ancora fuori pericolo, ha bisogno dell’aiuto delle macchine per respirare. Ha voluto sottolinearlo bene il direttore sanitario Mor Yosef nell’ultimo incontro con i giornalisti, per non suscitare troppe aspettative. I piccoli movimenti sono buoni segnali, i medici continueranno a ridurrre lentamente i farmaci che hanno tenuto il premier in coma profondo, lo stanno svegliando piano piano. Accanto al direttore sanitario c’è anche il capo dell’equipe di neurochirurghi argentini che hanno operato tre volte Sharon. Felix Humansky spiega che è troppo presto per capire quali danni ha subito il cervello, occorreranno giorni.
Nel piazzale antistante l’ospedale, decine di giornalisti, tecnici, cameraman impegnati in ore e ore di dirette per aggiornare il mondo su quel che accade in questo piccolo,ma politicamente e strategicamente grandissimo Stato. Ci sono anche tanti comuni cittadini , arrivati qui solo per guardare le persiane abbassate, per stargli vicino, portare un bigliettino o fiori. Come quelli avvolti nelle letterine dei bambini di alcune scuole ebraiche. Lettere indirizzate non al primo ministro ma semplicemente ad Ariel: ti consideriamo un padre, guarisci presto, scrivono i bimbi. Anche una ragazza palestinese è voluta venire di persona: “stava facendo molto per la pace, spero che non muoia”, dice. Qualcuno ha lasciato uno striscione con scritto “svegliati presto Ariel, c’è ancora molto da fare”.
Ma il leone Arik che dopo aver combattuto le guerre cercava la pace, giace addormentato. Il principe dei falchi che voleva trasformarsi in colomba forse non tornerà mai più ad essere un guerriero. Ma certamente Sharon il duro, il generale dalla tempra d’acciaio, non avrebbe mai pensato di far sussultare mezzo mondo solo con un battito di ciglia…
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