“Riservista reduce dell’Afghanista. 25 anni . Micah Johnson il killer di Dallas era stato rimpatriato dopo un’accusa di molestie sessuali nei confronti di una donna . Proprio in quell’anno passato sul fronte in molti individuano la frattura .. era tornato cambiato, dicono i vicini , mentre gli inquirenti cercano nella sua casa di Mezquite sobborgo di Dallas tracce e connessioni.. E’ importante capire se ha agito da solo, armato del solito AK47 fucile d’assalto usato ancora una volta nelle strade americane. Come a Orlando, come a San Bernardino..
Amo Dio.. rispetto per Black Lives Matter.. aveva scritto così Micah Johnson sulla sua bacheca di facebook.. una frase in cui esprimeva il senso della sua nuova guerra
rabbia contro i bianchi, contro i poliziotti bianchi. Vendetta per quelle due morti di neri disarmati per mano di agenti, una a Baton Rouge, nella Luisiana , nel sud l’altro a Minneapolis, nel nord.
In una persona convivevano due uomini, il soldato che rischia la vita per la bandiera a stelle e strisce e il cecchino che uccide cinque poliziotti e ne ferisce sette. Dove e quando il ragazzo in mimetica si trasforma in un killer spietato che uccide chi come lui ha servito il suo Paese.. due dei poliziotti erano anche loro reduci uno dell’Iraq l’altro del pantano Afghanistan..
Le medaglie sul petto come le sue vittime, il pugno chiuso come un tempo lontano le pantere nere le Black Panthres.. quel gruppo che si opponeva al pacifismo di Martin Luther King.. che l’uguaglianza con i bianchi se la voleva prendere con la forza non con le marce e i sit in. Oggi sono un simbolo e proprio a Dallas hanno fondato le nuove pantere nere. Micah li seguiva sui social dicono i commilitoni. Era chiuso, taciturno. Giocava a pallacanestro anche per molte ore di fila .. ”
(DI GABRIELLA SIMONI)
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