Negli ultimi decenni le Nazioni Unite hanno investito un immenso capitale politico – e diversi milardi di dollari – negli sforzi di aiutare la trasformazione del medio oriente e di alcuni paesi arabi. Ma davanti alla polveriera iraniana, alle primavere arabe, alla guerra civile in Siria, e in molte altre situazioni, l’Onu è stata impotente.
Le molteplici missioni umanitarie o di peacekeeping nella regione mediorientale hanno il merito di stare nelle aree più sensibili e complesse, in posti spesso inaccessibili ad altri attori internazionali. Sono formate da professionisti e hanno l’appoggio degli Stati membri. Vigilano sulle tregue, fanno rapporto al Consiglio di Sicurezza sulle azioni delle varie parti, gestiscono molte emergenze, come quella dei profughi. Ma nonostante tutto, l’Onu non è mai stato un vero protagonista politico in medio oriente.
Eppure fu una risoluzione Onu ad autorizzare l’intervento contro le forze di Gheddafi nel 2011. Preso in contropiede dalla rivoluzione tunisina, timoroso rispetto a quella che ha destituito Mubarak in Egitto, il Consiglio di Sicurezza dell’Onu aveva avuto subito una posizione chiara sulla Libia, anche per le pressioni francesi. Peccato che a distanza di 3 anni la Libia si trovi in preda a feroci lotte tra clan, così come la Siria dove le Nazioni Unite non hanno potuto far altro che certificare l’uso di armi chimiche analizzando i cadaveri dei civili.
Le risoluzioni del Consiglio di Sicurezza non hanno potuto fermare l’attacco israeliano a Gaza nel 2009, né prevenire l’invasione dell’Iraq nel 2003. L’organizzazione e’ paralizzata quando non c’è consenso nel Consiglio di Sicurezza. Chiedere aiuto all’Onu -o a qualsiasi altra organizzazione- oggi non ha molto senso. Prima bisogna trovare un accordo serio tra contendenti. Poi per vigilare su questo accordo, si potrà far affidamento su mezzi ed esperienza delle Nazioni Unite.
Non chiedete aiuto ai soldati blu … #acosaserveonu #israele #gaza
13/07/2014 di Lascia un commento
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