Se questa e’ una visita dove contano i simboli più che i fatti, come si ripete di continuo, i missili di Gaza che hanno colpito Sderot nella prima notte trascorsa in Israele da Obama hanno un significato. Non hanno provocato feriti ma pesano oggi nel faccia a faccia a Ramallah, in Cisgiordania, tra il presidente americano e quello palestinese Abu Mazen.
Alla Muqata, sede dell’ Autorità Nazionale, c’e’ il clima delle grandi occasioni,misure di sicurezza ferree e giornalisti da tutto il mondo, ma c’e’ anche un’atmosfera di disincanto. Non ci si aspetta nulla, nessuna svolta epocale: quei razzi sparati contro Sderot da Gaza dominata da Hamas e ancora sotto il blocco israeliano, sono uno dei nodi da sciogliere per l’avanzare del processo di pace e la realizzazione di un stato palestinese.
Temi cruciali che rischiano di restare sullo sfondo della storica visita in una giornata in cui a dominare e’ la notizia del sospetto di uso di armi chimiche in Siria. Obama ha avvisato Assad che se avrà le prove, il coinvolgimento americano in Siria cambierà drasticamente. Ed ora e’ diventata questa la questione centrale dell’agenda statunitense, insieme allo sforzo di convincere Israele che l’America e’ -e sara’-sempre al suo fianco.
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