Forse sarà inutile, costoso e obsoleto. Ma l’ONU certamente non è “una vetrina ostile per Israele”, come oggi sostiene Pierluigi Battista sul Corriere della Sera. Il suo articolo unisce critiche giuste contro le Nazioni Unite, spesso assenti in situazioni gravi, con altre assurde: parla di un antisemitismo dell’Onu senza considerare che non può essere antisemita un organismo che non è monocratico ma collegiale, costituito da tante anime diverse. Bisogna finirla di definire antisemita qualsiasi idea contraria alla politica israeliana. Hanno smesso di farlo persino gli ebrei, molto più avanti di noi in tante cose. Forse l’Onu non c’è in Siria, in Iran, in Egitto, in Cina, non c’è stato in Libia, Afghanistan, Iraq, ma il voto di giovedì va giudicato per quello che è : la volontà di 138 Stati (non del signor Ban Ki Moon) di dare ai tantissimi palestinesi moderati la speranza che, nonostante gli atti criminali di Hamas e le politiche discutibili israeliane sugli insediamenti, possa esistere un futuro anche per loro. Un futuro in cui c’è uno Stato, una bandiera, una capitale, un presidente eletto. Ora spetta al presidente Abu Mazen non tradire le aspettative dei palestinesi. Accordo con Hamas e compromesso con Israele. Poi subito elezioni entro il 2013. Di questo si deve discutere, non di altro.
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